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ELIANA PETRIZZI

Eliana PetrizziAvellino, 1972
inizia ad esporre giovanissima nel 1995, presentata da Massimo Bignardi, presso la Galleria Engema di Pagani (SA).
Nel corso dell’ultimo decennio riscuote il consenso della critica e dei collezionisti in occasione di prestigiose rassegne nazionali ed internazionali quali Expo Arte a Bari e Arte Fiera a Padova, Miami Art Fair e New York Artexpo.
Partecipa a varie collettive, tra cui la mostra “Atto Libero”, tenutasi al Palazzo di Parte Guelfa a Firenze nel 2005, e “Fluidità Concreta” presso Giamart Studio di Pannarano (BN) nel 2008. Tra le numerose mostre personali, presentate da Vittorio Sgarbi, Paolo Rizzi, Franco Marcoaldi e Ada Patrizia Fiorillo, si segnalano quella tenuta alla Galleria Lombardi di Roma nel 1999 e quella intitolata “Triade”, allestita dal Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi (SA) nel 2006.
Nello stesso anno tiene una mostra presso la Galleria Area24 di Napoli.
Al 2009 risalgono le mostre personali “Vite Parallele” presso la Chiesa di S. Apollonia a Salerno, e “Eliana Petrizzi, opere recenti” presso la Galleria Arte33 ad Avellino. Nello stesso anno si tiene a S. Severo (FG) la collettiva “Persistenze sul confine dell’immagine” presso il Museo dell’Alto Tavoliere.
Il 2010 vede la sua partecipazione alle mostre collettive “Scriptorium, dal libro d’artista al libro oggetto” presso il Palazzo Vanvitelliano di Mercato S. Severino(SA), “Orizzonti differenti - Linee di una nuova Spiritualità”, presso il Museo Città Creativa di Ogliara (SA), “OLEUM - Tracce nei linguaggi del Contemporaneo”, negli Spazi di Via Giandonato Rogadeo a Bitonto (BA).
Nel 2011 viene selezionata da Vittorio Sgarbi per la 54 Biennale di Venezia, Padiglione Campania

Dipinti: www.elianapetrizzi.com
Scritture: www.elianapetrizzi.blogspot.com
Gioielli: www.raccontideiros.com
Creazioni alternative: www.tupi-tupi.it

Mostre personali
1995
Solofra (AV), Palazzo Ducale Orsini
Pagani, (SA), Galleria Engema; testo di Massimo Bignardi
1996
Avellino, Ex Carcere Borbonico
1999
Roma, Galleria Lombardi
Bassano del Grappa (VI), Galleria Ciman; testo di Paolo Rizzi
2001
Arzignano (VI), Galleria Ciman; testo di Franco Marcoaldi  
2002
Asiago (VI), Galleria Ciman
2003
Tre, Avellino, Galleria L’Approdo
2005
S.Teodoro di Villamaina (AV), Antiche Terme di S. Teodoro
Aporie, Avellino, Galleria L’Approdo
2006
Triade, Baronissi (SA), Fondo Regionale d’Arte Contemporanea
Napoli, Galleria Area24
2007
Salerno, La Vetrina Del Fare
Positano (SA), Spazio Mediterraneo; testo di Ada Patrizia Fiorillo
S. Potito Ultra (AV), Museo Del Lavoro; testo di Marco Alfano
Pietrasanta (LU), Aria Art Gallery
Vanitas, Nocera Inf. (SA), Spazio Einaudi; testo di Giada Caliendo
2008
Intersezioni, Salerno, Centro Medilam; testo di Giada Caliendo
2009
Vite Parallele, Salerno, Chiesa di S. Apollonia; testo di Marco Alfano
Dipinti, Avellino, Centro d’Arte33
2010
Land-Escape, Avellino, Galleria L’Approdo
2011
Il luoghi dello sguardo, Salerno, Galleria Il Catalogo
Eliana Petrizzi - Recent works, Positano, Galleria Franco Senesi Fine Art
2013
I viaggi dentro, Salerno, Galleria Il Catalogo

Mostre collettive e rassegne
1995
Expo Arte, Bari, Galleria Engema
Arte Fiera, Padova, Galleria Engema
1996
Expo Arte, Bari, Galleria Engema
Arte Fiera, Padova, Galleria Engema
America’s Art, Miami, Art Promotion
Artexpo, New York, Art Promotion
Collettiva, Pagani (SA), Galleria Engema
1997
Arte Fiera, Vicenza,  Galleria Engema
1998
Arte Fiera, Padova, Galleria Engema
Collettiva, Salerno, Galleria L’Angolo Arte
1999
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
2001
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
Arte Fiera, Montichiari (BS), Galleria Ciman
2002
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
2003
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
2004
Expo Arte, Bari, Galleria Ciman
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
2005
Expo Arte, Bari, Galleria Ciman
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
Arte Fiera, Genova, Galleria Ciman
Atto libero- 11 artisti contemporanei,  Firenze, Palagio di Parte Guelfa
2007
Arte Fiera, Padova, Galleria Ciman
2008
Fluidità concreta, Pannarano (BN), Galleria Giamart Studio
2009
Persistenze sul confine dell’immagine, a cura di Massimo Bignardi, San Severo (FG), Museo dell’Alto Tavoliere.
2010
In Bianco- Variazioni Cromatiche, a cura di Marco Alfano, Salerno, Chiesa di S. Apollonia
Scriptorium, dal libro d’artista al libro oggetto, a cura di Marco Alfano, Mercato San Severino (SA), Palazzo Vanvitelliano
Red, l’Opera al Rosso, a cura di Luisa Castellini, Genova, Galleria Cerruti
Orizzonti differenti - Linee di una nuova Spiritualità, a cura di Giada Caliendo, Ogliara (SA), Museo Città Creativa
Oleum, tracce nei linguaggi del contemporaneo, a cura di Massimo Bignardi, Bitonto, varie sedi.
2011
Seven, Napoli, Galleria Spazioarte
54 Biennale di Venezia, Padiglione Campania, Pontecagnano Faiano (SA)

La pittura, pensiero visibile
Massimo Bignardi
Cosa c’è di nuovo al di là della superficie che accoglie l’esercizio di una pittura resa estrema e raffinata da una pratica che mantiene l’occhio fedele al dominio della percezione retinica? Certamente è questo il primo commento di chi, rapito dalla perizia descrittiva del volto in copertina, si approccia a visitare queste pagine, seguendo lo scorrere, una dopo l’altra, delle opere che Eliana Petrizzi ha dipinto in questi ultimi anni. Sono immagini contenute, per la maggior parte, nel rettangolo di piccole tavolette cifrate da una tecnica controllatissima, studiata dai fiamminghi, segnalando esiti di una ricercata pittura sostanzialmente ideista, alla quale è pervenuta la giovane artista. Eppure le gelide ‘interferenze’ visionarie ai registri formali del volto, della figura e ora anche del paesaggio, sollecitano diverse traiettorie, spingendoci ai margini dello scarto, verso il crinale che separa queste figure dalla loro vita spesa nei luoghi della realtà, nel loro affermarsi quali presenze effettive.
La domanda posta in apertura mi sembra opportuna anche se la risposta, nessuna delle tante, riuscirà a soddisfare l’implicita, palesemente sottointesa, preoccupazione del lettore di affidarsi al reale e, dunque, avviare una relazione con esso. Accade maggiormente quando il confronto sarà direttamente con la superficie delle opere, in pratica quando l’impercettibile azione del pennello e la sua minuziosa riproposizione del reale coglierà il nostro stupore, facendoci preda dell’ingannevole artificio messo su da un pensiero visivo.  Un pensiero che, accogliendo le preoccupate avvertenze magrittiane – artista presente nell’agenda delle frequentazioni di Eliana –, ha una valenza nei processi immaginativi solo quando è ‘ispirato’, cioè, quando “unisce – scrive Magritte – cose visibili in modo tale che ne venga evocato il mistero”. Diversamente dal pittore surrealista, la Petrizzi non compie il salto dal reale al di là dei confini nel surreale, pur  operando nella convinzione di dare alla sua esperienza artistica il valore di “mezzo di comunicazione  conoscitiva”.
Affidandoci a tale presupposto è possibile rintracciare una traiettoria che potrebbe portarci, o avvicinarci ai processi che animano la pratica immaginativa della nostra artista. Il suo è, innanzitutto, un reale osservato attraverso il filtro della fotografia che, condividendo una espressione di Barthes, “riproduce all’infinito” ciò che “ha avuto luogo solo una volta”  in pratica il suo iterare “meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente”. Su altro versante e non proprio all’opposto, si attesta il suo insistere, preminentemente in quest’ultimo periodo, sul volto umano indagato come ritratto per il quale, credo di non sbagliare, l’esempio più alto è offerto dall’Ultima cena, dei primi di quest’anno. Indirizzo che lascia scorgere una condivisione di quanto affermava Georg Simmel a proposito del volto, vale a dire di una forma attraverso la quale “l’anima si esprime nel modo più chiaro”. Abusando ancora della complicità del pensiero del filosofo siamo spinti a leggere tale scelta come dettata dalla necessità di fermare il proprio sguardo su quella parte, la sola del corpo, “così esteticamente chiusa in sé, che possa – osservava Simmel – tanto facilmente venir completamente rovinata sul piano estetico dalla deformazione di un singolo tratto”. Eliana è ben consapevole, dunque, del pericolo di quei tagli, resi a trompe-l’oeil, inseriti nel dettato compositivo e che mettono in crisi l’unità estetica, asservendola al simbolico.  
Ecco, siamo quasi prossimi a lambire l’essenza di un processo che, partito dall’obbiettivo ottico della macchina, scivola nei sentieri senza spazio e senza tempo della pittura, nei suoi scarti dal reale ma che assolve ai registri di una completa unità, sentita anche nella deformazione con la quale Eliana ci avvia versi destini inquieti. Lo fa, però, senza smarrire i tratti della configurazione, anzi porgendoceli nello schermo rassicurante della somiglianza, del riconoscimento che, non è un paradosso, si rafforza nelle mutilazioni o nelle alterazioni alle quali sottopone l’impianto del volto e, di recente, anche le prospettive di luoghi della sua quotidianità. Eccezionalmente si serve dei suggerimenti del supporto, di tagli, di scheggiature, di piccoli “scassi” presenti sulla superficie del legno, come è stato per Nudità, una tavoletta del 2010: eccezionalmente svela l’artificio della sua tecnica che sfiora la resa iperrealistica e contestualmente rende palese la vanitas che è propria della pittura di esprimere l’inesprimibile.
C’è qualcosa, però, la cui indecifrabilità è difficile da nascondere e che sfugge alla nominazione raffigurativa. È il modo di come, formalmente, relaziona il volto al pensiero di uno spazio visivo. Ciò è evidente nel programma pittorico nel quale fanno la loro comparsa, quasi sempre nella scansione compositiva di dittici, immagini apparentemente distanti tra loro ma, lo avvertiamo intuitivamente, legate da un evidente filo di continuità. Penso in tal senso a lavori quali Vite parallele, Estraneità basale, Madre sera, tutti del 2009 e, con varianti che accolgono placche, grumi densi di colore, ad opere come Comunque assente, dello scorso anno.
Sono volti al cui lato si aprono vuote architetture, scene di strade che respirano l’inquieta solitudine di Hopper, oppure prospettive che, violando l’arbitrarietà delle “diminuzioni et accrescimenti” prioritarie per Brunelleschi, aprono ad atmosfere metafisiche, senza tagli o lacerazioni ma anch’esse mutilate dall’anonimato che le insinua. È il caso di Interno del 2009, nel quale la luce, fatta filtrare dai laterali, mette in gioco minimi ma serrati scarti chiaroscurali che sottolineano maggiormente la nudità dello spazio, indirizzando il nostro sguardo verso la memoria, alimentando connessioni con immagini acquisite dalla coscienza: nel caso specifico si ripropone la narrativa scrittura della luce che sostiene l’articolazione spaziale della Conversione di San Matteo del Caravaggio. Oppure di prospettive che perdono la fisicità dello spazio, le coordinate geometriche che, nei lavori esposti in occasione della mostra personale allestita due anni fa nell’ambito della rassegna ApolloniaAtelier, facevano forza sui punti di fuga – il richiamo è alla serie No-transit –, altresì ad una emotiva visione che attinge suggestioni e atmosfere dal lessico romantico, come nel trittico Racconto serale.
Lo spazio, quello nero che avvolgeva la figura nelle opere di qualche tempo fa, lascia ora filtrare nuove gamme cromatiche, annunciate da luci colorate che si insinuano nei piani della figurazione, trascinando un nuovo valore delle ombre. Gli impianti dei volti, inquadrati da una posizione ravvicinata, perdono la gelida controllata visione che li ha connotati in questi anni; il colore mette in gioco emozioni che la mente non riesce sempre a porre sotto il suo controllo. L’emozione ha origine, segnalava Sartre, nella “degradazione spontanea e vissuta della coscienza di fronte al mondo”. Alla vanitas dell’immagine, al segno che si fa metafora della figura, l’artista pian piano sostituisce la presenza terrestre del colore, la sua cruda materia di placca densa, corposa, con suoi spessori. È un processo avviato da poco, nel quale la coscienza sfugge al suo stesso inganno, affidandosi alla percezione tattile della materia, senza, però, perdersi nelle prospettive del sonno e del sogno. Ma è ancora presto per parlarne.   


Realizzazione a cura di: Antonio Iannice & Eugenio Pecorabianca- agosto 2013